IL NEGOZIO DI ALIMENTARI
Il negozio di alimentari balneare è praticamente una boutique. Le commesse son brunette formosissime e sorridono sempre come se fossero lì lì per dartela,peccato che c’è gente. Il proprietario è uno vestito tipo primario,tutto lindo e bianco,con una curiosa bustina sulla testa, messa spiritosamente sulle ventitre e affetta mortadella come se fosse la prostata del papa. Sorride con parsimonia, ma è molto premuroso con le signore cui dispensa consigli e complimenti e qualche strizzatina d’occhio, di quelle che fanno dimenticare la menopausa; gli involtini da lui confezionati sono piccoli,eleganti e costosissimi, ripieni di filetto di delfino, sospiri di balena, uova di sirena, coglioni di canguro e altre rare prelibatezze, che egli raccoglie religiosamente con un cucchiaio d’avorio dalle guantiere d’argento massiccio e cristallo dietro la vetrinetta. Sugli scaffali alle pareti sono esposti misteriosi scatolami esotici con scritte in cirillico, confezioni di rigatoni policromi firmati dai maggiori stilisti, ampolline di aceti miracolosi, bottiglie di sidro di Lorena, cuscus con tocchetti di carne di leone,fegati d’oca protestante: tutta roba per cenette improvvisate quando arriva un ospite inatteso, del genere resta dai,resta si mangia quel che c’è. Ma se uno ci va con la ferma intenzione di ottenere soltanto i classici due etti di salame toscano tagliato fine, tutti lo guardano con schifo e le commesse si chiudono frettolosamente la scollatura ; il padrone sbatte di malagrazia le fette su una cartaccia già unta e le infagotta alla peggio alzando il sopracciglio come Albertazzi in Re Lear, poi bercia diabolico:<<Pronti due etti di salame al signoreeee!>>. E, mentre usciamo a testa bassa, ci rendiamo conto che quel <<signore >> equivale a un diploma di morto di fame.